18 novembre 2003: La “Casa” intende rassicurare quante e quanti hanno creduto e credono al progetto

Prot. N. 272/2003 COMUNICATO STAMPA
Bologna 18 novembre 2003

In merito alle notizie apparse sulla stampa locale e sui media in questi ultimi giorni,  l’associazione Casa delle donne per non subire violenza intende rassicurare quante e quanti hanno creduto e credono al progetto “Casa delle donne per non subire violenza”.

L’Associazione ha sempre utilizzato i finanziamenti ricevuti – sia pubblici che privati – per promuovere e migliorare l’attività complessiva di sostegno e ospitalità alle donne che subiscono violenza e alle loro figlie e figli. Nessuna spesa è andata ad altro che al finanziamento del servizio. Precisiamo che tutte le cariche associative (passate e attuali, compresa quella di presidente) sono a titolo gratuito e volontario, non contemplando – per statuto – alcun compenso in nessuna forma.

L’incertezza e la scarsità dei finanziamenti pubblici, uniti al senso di responsabilità che la loro gestione comporta, ci ha sempre indotte a un’amministrazione attenta e particolarmente parsimoniosa delle risorse disponibili.
 
Poiché vi è un rinvio a giudizio, ci riserviamo di portare nella sede giudiziaria competente gli elementi a nostra discolpa. Per l’importanza che la Casa delle donne ha sul piano concreto e simbolico nella città di Bologna e a livello nazionale respingiamo ogni attacco politico.

Ricordiamo che l’Associazione ha realizzato –  prima in Italia – una casa rifugio per donne maltrattate, quando questo problema era pressoché sconosciuto nel nostro paese, e ha operato affinché in tutto il territorio nazionale si diffondessero le case e i centri antiviolenza (oggi presenti in quasi tutte le province italiane).

Ricordiamo inoltre che tutte le operatrici che da anni lavorano nel progetto lo fanno con grande passione, impegno e professionalità, aggiornandosi continuamente e fornendo alle attività dell’associazione un corposo contributo anche volontario.

Vogliamo infine stigmatizzare l’uso del linguaggio giornalistico, in particolare “Violentarono i conti. Processate quei tre” che riduce a gioco titolistico un dramma delle donne che noi da anni seguiamo.