Dal 2006 presso i Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna le donne che vi si rivolgono sono sostenute anche in un percorso di orientamento e accompagnamento alla ricerca attiva del lavoro, così da dare possibilità concrete al proprio progetto di uscita dalla violenza, verso una reale autonomia. Tale occasione è realizzata dai Centri Antiviolenza in partenariato con la Scuola di Formazione Arti e mestieri di Ravenna Angelo Pescarini, la Regione e l’unione Europea che collaborano al progetto “Azioni di inclusione sociale e lavorativa per donne vittime di violenza”. Il progetto, per l’edizione in corso, ha previsto un’azione innovativa: una formazione professionale che permette alle beneficiarie di sviluppare competenze propedeutiche alla realizzazione dei tirocini. La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna ha aderito con entusiasmo riconoscendo il valore della formazione. È stato quindi proposto un corso professionalizzante dalla durata complessiva di 70 ore per addette alla ristorazione collettiva, strutturato su moduli sia didattici sia pratici. Ciò si è reso possibile grazie alla collaborazione con i soggetti sopracitati e a un importante lavoro di rete che ha coinvolto il Centro sociale Giorgio Costa e l’Azienda di ristorazione italiana Camst, contattata grazie all’applicazione del protocollo che il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna ha sottoscritto assieme alla Lega Coop nel 2010. Le 70 ore di formazione si sono svolte presso la sede pubblica del Centro e presso i locali ristorativi messi a disposizione dal Centro Sociale Giorgio Costa. Hanno contribuito alla realizzazione del corso 9 donne beneficiarie, 4 docenti, una tutor, una referente per la Scuola Pescarini e una coordinatrice della Casa delle donne. Il gruppo delle beneficiarie era estremamente eterogeneo per più ragioni: la molteplicità dei Paesi di origine, le culture di cui ciascuna è portatrice, l’età anagrafica e i rispettivi backgrounds. Alcune di loro avevano già maturato una qualche esperienza lavorativa nel settore, mentre altre si trovavano per la prima volta sulla soglia del mondo del lavoro.
L’esperienza formativa, accolta dalle partecipanti con notevole entusiasmo, coinvolgimento ed interesse, si è rivelata estremamente significativa sotto molti punti di vista. Ha offerto alle donne la possibilità di sviluppare e/o accrescere capacità tecniche e sperimentarsi come soggettività competenti, di valore. Ha rappresentato una buona palestra in cui allenarsi a ricoprire il ruolo di lavoratrice in uno spazio comunque protetto e in grado di accogliere l’ulteriore complessità che l’emancipazione dalle violenze comporta. Il contesto, orientato all’apprendimento si è poi dimostrato molto accogliente favorendo la collaborazione all’interno del gruppo e l’instaurarsi di relazioni positive tra le partecipanti, la tutor e il corpo docente. Non sono mancate occasioni di scambio interculturale in cui condividere i propri mondi in cucina e momenti di convivialità.
Tutto ciò conferma quanto la formazione e il lavoro siano fondamentali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, da un lato perché permettono di avvicinarsi gradualmente al mondo del lavoro retribuito, e quindi veicolano indipendenza economica, dall’altro lato favoriscono l’uscita dall’isolamento socioculturale che spesso i maltrattamenti causano. Azioni come questa, inoltre, consentono alle beneficiarie di mettere una distanza effettiva tra sé e le violenze anche in termini identitari: impegnarsi concretamente nella realizzazione di qualcosa le porta oltre il ruolo di vittima e le fa riscoprire come “capaci di fare”.
La realizzazione del corso, infine, ha rappresentato una grande opportunità per continuare a tessere una rete di sostegno che è partita dalla Casa delle donne e ha attraversato altri luoghi della città. È stata perciò promossa una formazione non solo per le destinatarie dirette, ma anche per gli spazi che le hanno accolte, in cui si è realizzata un’azione di sensibilizzazione al fenomeno della violenza sulle donne esperienziale e basata sulla relazione, che ha così promosso il superamento degli stereotipi e la creazione di incontri complessi e arricchenti per ogni soggettività coinvolta.
Di quest’esperienza così densa e importante la Casa delle donne parlerà più approfonditamente a marzo 2018 in un evento pubblico assieme al Centro sociale Giorgio Costa, alla Scuola Angelo Pescarini e alla Camst, così da dar voce alla prospettiva di cui ciascun soggetto è portatore, al fine di replicare e migliorare una pratica così importante come quella formativa.
Martina Ciccioli, coordinatrice per l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro alla Casa delle donne.
Lucia Nuciari, tutor del corso di formazione e volontaria presso la Casa delle donne.