La casa rifugio è stata concepita per offrire alle donne un luogo sicuro in cui sottrarsi alla violenza del (ex)partner, che spesso aumenta nel periodo in cui la donna tenta di separarsi. E' un luogo in cui intraprendere con tranquillità un percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta e ricostruire con serenità la propria autonomia.
Convenzioni e progetti a sostegno delle ospiti delle Case Rifugio
L'entrata nella casa
La donna, italiana o straniera, viene accolta nella struttura residenziale segreta con le proprie figlie/i dopo che si è rivolta al Centro d'accoglienza e ha instaurato una relazione con un'operatrice attraverso uno o più colloqui. Quando viene valutata la possibilità di entrare nella casa rifugio, il colloquio avviene con due operatrici: quella che ha avuto fino a quel momento contatti con lei e una delle referenti della struttura residenziale. Nel colloquio d'ingresso, oltre a esaminare le esigenze particolari della donna, le si descrive la situazione abitativa che incontrerà, si legge e si discute insieme il regolamento della casa, dando la massima importanza alle norme riguardanti la segretezza per il rispetto, la sicurezza, l'incolumità personale delle donne accolte e per quelle che verranno successivamente ospitate. La maggior parte delle donne comprende e condivide l'importanza di queste regole, in quanto l'esperienza del maltrattamento subìto ne rende chiara la necessità. Tutte le donne sono invitate ad impegnarsi al massimo per instaurare una buona convivenza con le altre. Viene inoltre definito, in rapporto al percorso individuale, il periodo di permanenza che può variare fino a un massimo di cinque mesi.
La vita all'interno della casa è autogestita dalle donne che vi abitano. Ognuna continua la propria attività lavorativa e si occupa delle proprie figlie/i. Anche dopo l'ingresso nella casa continuano con l'operatrice referente i colloqui individuali a scadenze settimanali o più ravvicinate a seconda delle necessità di ognuna.
La convivenza nella casa
Nella struttura residenziale le operatrici sono presenti in alcune ore della giornata per esaminare e affrontare insieme alle ospiti problemi ed esigenze individuali o collettive. In una riunione settimanale si affrontano le tematiche emerse nel corso della convivenza, analisi e riflessioni sul maltrattamento e sul proprio vissuto. Vengono poi organizzati alcuni momenti per animare il tempo libero con cene, feste di compleanno, serate al cinema, a teatro, in piscina, ecc. La maggior parte del tempo libero è comunque condiviso dalle donne e dai loro bambini e, come è difficile separare i piccoli alla sera per andare a letto, così anche le donne spesso fanno le ore piccole a chiacchierare intorno al tavolo.
La presenza di più donne ospiti è molto importante: se fino a quel momento molte donne si sentivano le uniche a subire violenza dal marito o dal compagno, se ne vergognavano ed erano isolate, ora si accorgono che situazioni e difficoltà sono invece molto simili.
Quando una nuova donna deve entrare nella casa, se è possibile si cerca di avvertire le altre in anticipo. Esse sono generalmente accoglienti, in quanto conoscono su di sé lo "spaesamento" e la paura che caratterizzano questo momento. L'impatto emotivo costituito dall'uscita dalla propria casa, dalla separazione da un uomo violento e dal ritrovarsi in un luogo estraneo, con tutto il disagio che comporta, è molto forte. Alcune donne vivono con difficoltà la mancanza di uno spazio privato all'interno della casa e la convivenza con altre che non hanno scelto, ma più spesso la solidarietà è forte e significativa e tra le donne si instaurano relazioni che a volte continuano anche dopo l'uscita. Riconoscere nell'altra un vissuto che è anche il proprio, rappresenta un sostegno e un incoraggiamento ad andare avanti. Dall'esempio dell'altra si trae una conferma che anche per sé è possibile il cambiamento e l'autonomia. Naturalmente la differenza di abitudini, la personalità delle varie donne e la condivisione di uno spazio ristretto possono far sorgere alcuni problemi. Ma, aldilà di ogni difficoltà, l'esperienza di vita nella casa risulta preziosa a donne che spesso per anni hanno dovuto subire un forte isolamento.
Una casa a misura di bambina/o
I bambini che seguono la madre e vengono ospitati nella casa, hanno vissuto periodi di profonda violenza, assistendo alle relazioni aggressive tra la madre e gli adulti della famiglia e spesso sono loro stessi vittime di maltrattamenti fisici, psicologici a volte anche sessuali. La violenza assistita ha ripercussioni su tutta la sfera del minore: mina la fiducia nella relazione, indebolisce le potenzialità di apprendimento, lascia "segni" sui comportamenti interpersonali. Più sono piccoli i bambini e più è lungo l'arco della violenza assistita e più sono difficile i recuperi. Risulta molto faticoso anche per loro lasciare la propria casa, le proprie abitudini, le proprie sicurezze, anche se sono rappresentate da un famigliare violento. L'abbandono del tetto famigliare può avvenire all'improvviso, velocemente, permettendo di portare con sé pochi abiti e poche cose.
Per salvaguardare la sicurezza della madre e dei figli, può essere necessario cambiare scuola o asilo, quindi costringerli a nuovi inserimenti in luoghi sconosciuti e con persone sconosciute. La vicenda è traumatica ed è necessario avere molta comprensione per la famiglia accolta e l'intervento delle operatrici della Casa delle donne è soprattutto di supporto alle madri e nella relazione con i/le figlie/i per favorirne il dialogo e aiutarla con le strategie più proficue per affrontare il momento. I minori, dopo la forte confusione, mostrano comunque sollievo nel ritrovarsi in un luogo protetto e sereno e stabiliscono buone relazioni con le altre bimbe/i e le altre donne. Le operatrici si prodigano per mantenere una casa a misura di bambina/o, facendo trovare dei giochi, dei libri di fiabe, degli oggetti "morbidi" come peluche, cuscini e tappeti, per accoglierli adeguatamente nei momenti di sconforto.
A questo proposito è stato approntato dal 1998 un progetto denominato "Piccoli ospiti della casa rifugio" attuato dal Gruppo sulla violenza ai minori.
Alloggi di transizione
Dopo la permanenza nelle Case rifugio alcune donne posso essere accolte in una struttura autonoma di secondo livello. Dal 2010 la Casa delle donne possiede 3 piccoli appartamenti dove le donne possono essere ospitate per un periodo medio lungo.
Donne insieme verso la Meta