La Casa delle donne per non subire violenza celebra il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza alle donne, aderendo alla Campagna ONU “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”
Lanciata per la prima volta nel 1991 dall’Istituto per la Leadership Mondiale delle donne, e in seguito adottata da UNWomen, la campagna, oramai diffusa in 146 paesi, incoraggia la promozione di eventi sulla violenza contro le donne, con l’obiettivo di favorire il dialogo tra istituzioni, attivismo, società civile e cittadinanza nel periodo compreso tra il 25 novembre (Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne) e il 10 dicembre (Giornata Mondiale dei diritti umani) sotto lo slogan #16daysoOfActivism. Il focus proposto quest’anno dalla Campagna è attivarsi per debellare la cultura dello stupro come strumento di sopraffazione in tempo di pace e di guerra.
“Vite in Movimento”, titolo prescelto, vuole sottolineare come il femminismo rappresenti una scelta di vita profondamente trasformativa per tante attiviste, perché richiede una presa di posizione capace di mettere in moto le esistenze e dar luogo a importanti trasformazioni socio-culturali di cui la nascita dei Centri antiviolenza rappresenta un’espressione politica rilevante. Il potere trasformativo delle donne si manifesta anche nelle scelte di vita delle donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza, spesso cambiando la loro vita in modo significativo, dimostrando come il cambiamento personale di migliaia di donne in tutto il mondo sia capace di innescare vere e proprie trasformazioni nella società.
In un momento storico in cui si assiste a un attacco senza precedenti al corpo delle donne al fine di limitarne quanto più possibile gli spazi di autodeterminazione, diventa fondamentale ribadire l’importanza del legame fra attivismo e resistenza alla violenza. Che si tratti degli stanziamenti dei fondi per i Centri Antiviolenza, della promozione di iniziative legislative fortemente discriminatorie nei confronti delle donne, come il ddl Pillon, e più in generale della ricerca di legittimazione di una ideologia che vorrebbe affermare la supremazia di un presunto ordine naturale tra i sessi, della corrosione dei diritti legati alla possibilità di esercitare la propria scelta nell’ambito della salute riproduttiva, la pratica quotidiana di solidarietà e di resistenza alla violenza si organizza da sempre in una lotta comune a tutte le donne, e proprio per questo la Casa delle donne aderisce alla grande manifestazione prevista a Roma il 23 novembre indetta dal movimento internazionale Non Una di Meno e da D.i.Re.
Anche quest’anno il Festival, tra eventi Off ed eventi in programma, propone più di 60 iniziative tra Bologna e provincia, grazie all’impegno di oltre 70 enti, associazioni e gruppi, singole e singoli. Il Festival è sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito dei progetti rivolti alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere.
Diverse le mostre da visitare: in Piazza Re Enzo I muri parlano per promuovere una maggiore consapevolezza sul fenomeno della violenza contro le donne e le azioni messe in campo dai Centri antiviolenza per contrastarlo; l’installazione “Sogni Vestiti” in Salaborsa a cura di Fili Urbani; il pannello in onore di Nadia Murad al Centro Borgo e l’esposizione S-Hero, frutto della rinnovata collaborazione con D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, e il Festival BilBOlbul.
Tra i tanti convegni, presso la Fondazione Forense dell’Ordine degli Avvocati si terrà un seminario sugli strumenti legali di protezione civile, penale e minorile nei casi di violenza di genere. L’Istituto dei Ciechi Cavazza ospiterà un evento organizzato in collaborazione con Accaparlante sulla discriminazione vissuta dalle donne disabili. In varie iniziative promosse dall’Università di Bologna si rifletterà sui temi della rappresentazione di genere.
Gli spettacoli teatrali – ad ingresso gratuito – vedranno “Raptus. Dal mito greco al femminicidio” all’Arena del Sole, e “Lei” al Teatro Duse.
Alla Cineteca i documentari “Tears and Dreams” e “Thinking of you” ci porteranno rispettivamente nel sudest asiatico e in Kosovo, per raccontare storie di empowerment femminile, e la costruzione di una memoria collettiva per le donne vittime di violenza dopo la guerra del 1998-99.
Durante tutti i 16 giorni di attivismo Radio città del Capo trasmetterà quotidianamente una voce contro la violenza; nei supermercati Coop Alleanza 3.0 un sacchetto del pane riporterà la frase ”Per molte donne la violenza e pane quotidiano”.
Nei primi 10 mesi di quest’anno hanno chiesto aiuto per la prima volta alla Casa 606 donne (di cui 401 italiane, 194 straniere e 11 non rilevate) e di queste 576 lo hanno fatto per motivi di violenza (384 italiane e 184 straniere e 8 non rilevate). Nell’ospitalità invece la quasi totalità di donne e bambini è straniera: nei tre rifugi segreti 29 su 36 ospiti tra donne e minori; nelle case di emergenza Save e Riuscire su 110 ospiti, sono 33 le italiane/i e 77 le straniere/i; nei 9 alloggi di transizione su 14 ospiti, 3 sono italiane/i e 11 le/i straniere/i. I dati non presentano grandi differenze rispetto agli anni precedenti, se non che le donne straniere sembrano avere percorsi più lunghi della italiane, segno delle maggiori difficoltà che incontrano verso l’autonomia. Dal 1990, quando la Casa ha aperto i battenti, ad oggi le nuove donne accolte sono arrivate a 12.825.
Il servizio specialistico di psicologia ha offerto sostegno alla genitorialità a 45 fra madri e coppie di genitori di minori vittime di violenza extra-famigliare (30 italiane/i e 15 straniere/i). 7 i minori seguiti per sostegno psicologico e psicoterapeutico e 29 le donne.
Il servizio Oltre la strada dal 1° gennaio al 31 ottobre 2019 ha seguito in percorsi di regolarizzazione e inserimento socio-lavorativo 29 donne (19 provenienti dalla Nigeria, 7 dell’Est Europa, 3 di altre nazionalità) e ne ha ospitate 17. Nel periodo in esame, sono stati realizzati 382 colloqui e 26 interventi in area medica, 18 in area sociale, e 49 in area legale. Si tratta nella maggior parte di casi di donne molto giovani: 17 di loro hanno infatti un’età compresa tra i 18 e i 24 anni. La quasi totalità delle donne accolte è stata sfruttata nella prostituzione; a tutte è stato offerto un supporto per rielaborare l’esperienza vissuta, individuare risorse e difficoltà vissute nelle situazioni traumatiche che passano dallo sradicamento dal proprio paese e dalla propria cultura, alle violenze fisiche, sessuali e psicologiche che caratterizzano la tratta e lo sfruttamento. Sono state aiutate a ricostruire un proprio progetto migratorio, attraverso un inserimento sociale e lavorativo.
Un gruppo di volontarie, coordinate da Anna Pramstrahler, ha proseguito la ricerca a mezzo stampa sui femicidi avvenuti in Italia nel 2018, che sono stati 115 (per l’Emilia-Romagna si è trattato di 10 casi). Nel 52% dei casi l’autore è il partner attuale della donna. In 15 anni di ricerche l’elenco di donne uccise in Italia è arrivato a 1.622 donne, e questo ci deve far interrogare sulla necessità di politiche di prevenzione più efficace, per ora bloccate sul piano nazionale.
La ricerca è scaricabile on-line dal blog https://femicidiocasadonne.wordpress.com/
Altre informazioni utili:
Comunicato Non Una di Meno: https://nonunadimeno.wordpress.com/2019/11/12/appello-non-una-di-meno-23-novembre-manifestazione-nazionale-a-roma-contro-la-vostra-violenza-la-nostra-rivolta/
http://festivalviolenzaillustrata.blogspot.it
Scarica il comunicato stampa