Il nostro progetto è basato su di un approccio di genere, sia rispetto alla lettura del fenomeno della violenza che alle modalità e agli obiettivi dell’intervento. Esso si gioca infatti su una precisa scelta di parte, teorica e politica, agita dentro l’orizzonte della differenza sessuale, cioè del riconoscimento dell’esistenza di due generi e di due identità di genere, maschile e femminile, una sola delle quali all’interno della nostra società è riconosciuta come soggetto: quella maschile.

La violenza come strumento maschile di controllo e subordinazione del genere femminile

FESTIVAL_SEGNI DI UN ALTRO GENERE 2013La violenza è un fenomeno strettamente legato alla cancellazione del genere femminile, una manifestazione diretta della volontà di dominio e di subordinazione di un sesso, quello maschile, nei confronti dell’altro, percepito come diverso e pericoloso. Essa non è frutto di una patologia o di un’anormalità, ma legata, al contrario, alla quotidianità e alla normalità dei rapporti fra uomini e donne nella nostra società.

Come i dati raccolti in questi anni dalle Case delle donne confermano, vengono stuprate e picchiate donne di tutte le età, condizione economica, sociale e culturale. E gli uomini violenti appartengono a tutte le classi sociali.

Specificità della violenza intrafamiliare

La violenza fisica e sessuale in un rapporto di coppia, sempre accompagnata da quella psicologica, introduce un elemento specifico e una dinamica relazionale propria. Generalmente gli episodi di violenza si verificano ciclicamente, senza motivo apparente, a intervalli sempre più brevi e si susseguono in un crescendo di gravità che può mettere in serio pericolo la vita stessa della donna.

Il fenomeno viene definito ciclo della violenza e al suo interno si possono distinguere tre fasi: la costruzione della tensione, l’esplosione della violenza seguita poi dal pentimento/perdono con un ritorno momentaneo della coppia all’affettività.

Per la donna diventa un susseguirsi di shock che aumentano la svalorizzazione di sé, la sfiducia che la situazione possa cambiare e soprattutto la sensazione che sia impossibile sottrarsi al potere dell’altro. Il comportamento dell’uomo che maltratta è stato paragonato a quello usato dai torturatori per annientare le loro vittime con identici effetti destabilizzanti sulla persona che lo subisce.

ruotapotere

La violenza agita dal partner all’interno della famiglia tende a stabilire e a mantenere il controllo sulla donna e a volte sulle/i figlie/i. Si tratta di vere e proprie strategie finalizzate a esercitare potere sull’altra persona, utilizzando modalità di comportamento atte a controllare, umiliare, infliggere paura e denigrare la donna.

Le Case hanno elaborato un modello che descrive efficacemente questa realtà nominato Ruota del potere e del controllo, elaborato la prima volta negli USA da un gruppo di donne maltrattate e di opratrici e ricercatrici del progetto “Duluth”, Minnesota, e successivamente pubblicato nel manuale della Casa delle donne per non subire violenza Maltrattate in famiglia.