La giustizia dei padri

Nei tribunali civili e per i minorenni la violenza domestica non viene riconosciuta. È quanto emerge dalla ricerca condotta da D.i.Re e diffusa il 15 luglio. Il quadro che emerge dalla ricerca è quello di una giustizia dei padri, che alla tutela delle donne e dei/le minori antepone la salvaguardia ad ogni costo del legame tra il padre e i/le minori, anche in presenza di comportamenti violenti. 

Dalla ricerca emerge che nelle decisioni adottate dai tribunali civili e per i minorenni nei casi seguiti dalle avvocate D.i.Re, la Convenzione di Istanbul non è mai citata come riferimento normativo. Inoltre, se quasi il 78% delle avvocate dichiara che la documentazione comprovante la violenza viene posta a fondamento dei provvedimenti giudiziari e/o delle sentenze nei casi da loro seguiti, il 42% delle avvocate riferisce che la violenza viene riconosciuta solo in minima parte.

Nell’ 88,9% dei casi presso il Tribunale ordinario e nel 51,9% dei casi presso il Tribunale per i minorenni, è stato disposto l’affidamento condiviso tra i genitori anche in presenza di denunce, referti, misure cautelari emesse in sede penale, decreti di rinvio a giudizio, sentenze di condanna e relazioni del centri antiviolenza.Anche a fronte della documentazione depositata dalle avvocate in merito alle violenze subite e/o assistite, solo il 22% delle avvocate dichiara che gli incontri protetti tra il padre maltrattante e i/le figli/e vengono organizzati in modo da tutelare la madre.

“Ancora oggi per i Tribunali l’obiettivo principale è salvaguardare e conservare ‘il rapporto con la prole’, ovvero il legame genitore-figlio/a, indipendentemente dalla presenza di condotte violente nei confronti della madre. La convinzione radicata è che un uomo maltrattante possa essere un buon genitore”, scrivono Titti Carrano ed Elena Biaggioni, avvocate e curatrici della ricerca. 

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