A settembre 2017 aprirà a Bologna un Centro per uomini che usano violenza contro le donne, gestito dall’associazione Senza Violenza. L’associazione si è costituita nel 2013 e Giuditta Creazzo, Paolo Ballarin e Gabriele Pinto ne sono soci fondatori.
L’apertura del Centro avviene in collaborazione con la Casa delle donne per non subire violenza; con ASP Città di Bologna e ASC InSieme; con il Comune di Bologna, Assessorato alle Pari Opportunità, sul cui impegno a sostenere nel tempo la progettualità del Centro attraverso una convenzione.
Il Centro vuole essere un luogo autonomo e indipendente, a cui si possono rivolgere uomini che usano violenza contro donne e/o minori nel contesto di una relazione di intimità e riconoscono di avere un problema. Sarà aperto due giorni la settimana e disporrà di una linea telefonica dedicata in tre fasce orarie diverse. Vuole essere un luogo che esprime simbolicamente e nelle sue prassi di intervento la necessità di un’assunzione di responsabilità maschile verso la violenza contro donne e minori mantenendo viva la consapevolezza che la radice del problema è nelle relazioni fra uomini e donne. Un luogo che operi per scardinare i meccanismi strutturali che generano violenza, a partire dal “qui e ora” e che esprima la necessità di un patto nuovo di cittadinanza fra uomini e donne, fondato sull’abbandono della violenza, sull’assunzione della necessità di significare liberamente e diversamente la differenza sessuale e le differenze; e sull’affermazione del principio dell’inviolabilità del corpo femminile.
Senza Violenza – l’associazione che gestisce il Centro – nasce nel 2013 ed è parte del network europeo “WWP-Working with perpetrators” dal 2014. Punto di riferimento per il lavoro con gli uomini autori di violenza, adottato da Senza Violenza, è il metodo elaborato da Alternative alla Violenza (ATV, Oslo, Norvegia). L’associazione ne condivide l’epistemologia femminista, che individua l’origine della violenza maschile nella struttura materiale e simbolica del patriarcato e la metodologia, che coniuga l’approccio politico, sociale e culturale con quello psicoeducativo e quest’ultimo con quello più specificamente psicologico. I percorsi, individuali e/o di gruppo, mettono al centro gli autori delle violenze e il tema della responsabilità: non sono previsti interventi né sulla coppia né sul sistema familiare. Il lavoro con gli uomini è svolto in stretta collaborazione con chi opera a fianco delle donne e dei bambini/e vittime di violenza, ne considera infatti prioritaria la sicurezza.
I programmi di intervento rivolti a uomini che usano violenza contro le donne nelle relazioni di intimità non costituiscono un ambito “pacificato” di azione. I risultati di diverse ricerche valutative, tuttavia, indicano che essi rappresentano una prospettiva di intervento da perseguire, sviluppare e migliorare. Nel rapporto conclusivo di una valutazione multi-sito conclusasi all’inizio del 2015 sui programmi inglesi, Liz Kelly, una delle massime esperte nel campo della violenza maschile contro le donne, femminista, da sempre impegnata nel sostegno delle vittime, scrive: “Dopo aver consultato migliaia di pagine di trascrizioni di interviste a uomini e donne, vittime e autori di violenza, ci siamo convinte che i nostri dati evidenziano l’esistenza di segnali di cambiamento per la maggior parte degli aggressori coinvolti. […] La vita di molti uomini, donne e bambini/e è migliorata a seguito della partecipazione ad un programma per maltrattanti. Al momento la nostra conclusione è che nonostante ci siano ancora miglioramenti e del lavoro da fare, in questo campo, nel complesso siamo ottimiste rispetto alla possibilità di questi interventi di giocare un ruolo importante nel porre fine alla violenza nelle relazioni intimità.”
Di tutto questo vorremmo parlare con le donne e con i gruppi delle donne della città il
19 giugno nel corso di un incontro che si terrà dalle 18,30 alle 20,30 al Centro documentazione delle donne, in via del Piombo 5.
Interverranno Giuditta Creazzo e Paolo Ballarin della Associazione Senza Violenza insieme ad Angela Romanin della Casa delle Donne per non subire violenza.
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