Un servizio contro la prostituzione coatta

Il progetto è impegnato dal 1995 a contrastare forme di sfruttamento delle donne migranti. Tale fenomeno si intreccia con quello dell’immigrazione clandestina e con quello della prostituzione o altre forme di sfruttamento.

La nostra esperienza ci permette di entrare in contatto diretto con le storie delle donne che sono fuggite da una condizione di schiavitù e hanno denunciato i loro sfruttatori. Questo lavoro ci consente di conoscere più profondamente percorsi di vita e motivazioni di giovani donne che, innanzitutto, hanno scelto di emigrare ad ogni costo perché non individuavano possibilità di realizzazione nei loro paesi. Inoltre, spesso accade che le donne da noi accolte provengano da famiglie d'origine disgregate e violente oppure che abbiano lasciato figli in affido a parenti perché sole e senza reddito.

Un dato emerge dalle storie delle donne: l’enorme esposizione alla violenza da parte di chiunque, sfruttatori e clienti, durante lo svolgimento della prostituzione.

Ad oggi sono sempre più numerosi i casi di donne che si rivolgono a noi per sottrarsi ad altre forme di sfruttamento oltre che a quello della prostituzione. Moltissime donne migranti irregolari si collocano nel mercato del lavoro in maniera stabile, ma vivono in una situazione di svantaggio rispetto al fatto di non avere i documenti. Questa condizione può sfociare in vera e propria schiavitù e violazione dei diritti umani.

Il progetto Olas prevede l’accoglienza di donne migranti vittime di tratta che vogliono sottrarsi a tali situazioni aderendo ad un percorso finalizzato all’autonomia e all’inclusione socio lavorativa.

 

a)Storia del Progetto

La Casa delle donne fu contattata, alla fine del 1993 dalla Polizia con la richiesta di ospitare in emergenza, ragazze straniere fuggite dagli sfruttatori. Iniziammo con ciascuna un percorso che portò ad attivare le risorse necessarie per riallacciare i rapporti con la famiglia d’origine, rientrare in patria con il nostro supporto, garantire le condizioni di sicurezza e offrire aiuto specialistico. Quest’esperienza, complessa e fuori dal nostro campo d’intervento, ci ha condotte a collaborare con la Caritas, l’associazione Ritorno al futuro e il Comune di Bologna: nell’aprile del 1995 fu attivato il progetto “Garantire alle donne il diritto di non prostituirsi” per accogliere donne straniere, clandestine, vittime di tratta e sfruttamento della prostituzione. Titolare del Progetto era il Comune di Bologna, gli enti attuatori la Casa delle donne e la Caritas per gestire l’accoglienza, l’Associazione Ritorno al futuro per le borse lavoro e l’inserimento lavorativo.
Nel 1998 è stata introdotta la nuova legislazione sull’immigrazione che ci da la possibilità  per le donne vittime di tratta di ottenere il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, di lavorare e successivamente ottenere un normale permesso per lavoro.

b)Descrizione del servizio

La Casa delle donne in quanto associazione iscritta al Registro degli Enti e delle Associazioni che svolgono attività a favore degli immigrati, al n. C/62/2000/B0 e convenzionata col Comune di Bologna per l’attuazione del progetto “ Oltre la strada” , realizza:
•    programmi di prima assistenza previsti dall’art.13 della Legge n. 228/2003 recante misure contro la tratta di persone
•    programmi di assistenza e integrazione sociale previsti dall’art.18 del D.Lgs. 286/98

Un percorso può avere una durata variabile (18-24 mesi) che dipende dai tempi per l’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari rinnovabile per una durata complessiva di 18 mesi e che consente alle donne di lavorare ed essere successivamente convertito in motivi di lavoro.

Il progetto è suddiviso in tre ambiti lavorativi:
L’ambito gestionale di tutto il progetto e la prima accoglienza  avvengono nella sede di via dell’Oro 3 a Bologna. In questo luogo possono essere date informazioni, consigli o orientamento alle donne vittime di tratta o anche a persone, associazioni o Forze dell’ordine che vogliono segnalare casi di cui sono a conoscenza.
La casa rifugio ospita le donne che decidono di aderire al programma art.18 e che hanno necessità di una soluzione abitativa. La casa ha10 posti ed è convenzionata col Comune di Bologna.

L’ambito di inclusione sociale comprende tutte le attività in cui vengono coinvolte le donne in programma che mirano al recupero della stima di se e ad essere protagoniste attive della propria vita. Sono incluse inoltre tutte le attività che aumentano le capacità professionali e linguistiche delle donne al fine di potenziare la possibilità di essere presto autonome dal punto di vista economico e sociale.

Il progetto cerca di attivare un tipo di intervento inserito all’interno di un sistema di servizi, che lavorano in rete per evitare che l’accoglienza sia gestita in chiave assistenziale, volta a rispondere unicamente  ai bisogni dell’immediato. L’obiettivo del programma è quello di realizzare una reale autonomia e indipendenza della donna dal servizio.

c)Come si accede al servizio

Le donne possono accedere al servizio autonomamente, chiamando il numero 051 333173, o segnalate dalle Forze dell’Ordine, altre associazioni, Servizi sociali o Enti Pubblici.
E’ inoltre, attivo un numero verde nazionale 800 290 290. Tale servizio è gratuito, multilingue e attivo 24 ore su 24. Gli operatori forniscono informazioni rispetto alle associazioni e agli enti locali a cui è possibile rivolgersi per i programmi articolo 18.

Dopo la valutazione della presa in carico possono essere attivati percorsi territoriali o di ospitalità.
I percorsi territoriali si attivano nel caso in cui la donna disponga di un’abitazione autonoma o sia seguita dai Servizi sociali come nel caso delle donne con i minori. Diventano percorsi territoriali anche quelli di donne che hanno terminato il loro percorso di ospitalità ma che non hanno ancora convertito il permesso di soggiorno in motivi di lavoro.
I percorsi di ospitalità si attivano invece nel caso in cui la donna non disponga di una soluzione abitativa autonoma. In tal caso viene ospitata nella casa di accoglienza ad indirizzo privato.

d)Aree di intervento del progetto

Area legale:
•    Accompagnamento e sostegno durante la denuncia presso le Forze dell’Ordine di competenza.
•    Assistenza e orientamento legale sia in fase di denuncia che processuale
•    Ottenimento dei documenti di identità presso Consolati e Ambasciate
•    Richiesta di rilascio del nulla osta al permesso di soggiorno per art.18 T.U.L.I.
•    Presentazione dell’istanza presso l’Ufficio Stranieri della Questura
•    Rinnovo del permesso di soggiorno e conversione
Area individuale:
•    Colloqui individuali
•    Accompagnamenti sanitari, legali e sociali che aiutino la donna a conoscere le risorse del territorio e ad utilizzarle in maniera adeguata
•    Sostegno emotivo
•    Regolazione della vita quotidiana
•    Creazione di una relazione di fiducia tra operatrici e donne in percorso
•    Individuazione di percorsi di autonomia che permettano di accrescere l’autostima, valorizzare le capacità personali e i punti di forza della donna
Area sociale:
•    Attività di empowerment (orientamento socio-lavorativo, corsi di alfabetizzazione, corsi di formazione professionale, borse lavoro)
•    Accompagnamento verso la completa autonomia attraverso l’attivazione di servizi che riguardano la ricerca del lavoro e di una soluzione abitativa autonoma.

e)Il lavoro di rete

Parallelamente al lavoro svolto all’ “interno”, ne viene svolto un altro all’“esterno” che coinvolge tutti i servizi pubblici e privati al fine di rendere maggiormente
fruibili le risorse che a ciascuna donna spettano di diritto:

Settore culturale: viene promossa la collaborazione con le associazioni che operano
sul territorio, con specializzazioni diverse a seconda delle necessità: borse lavoro, corsi di italiano, scuola di PC, corsi di cucina, corso per alimentarista, altri corsi professionali e attività ricreative.

Settore sanitario: si collabora con vari ospedali e servizi sanitari,
con  medici di base e consultori al fine di garantire la tutela sanitaria per tutte
le donne ospiti, talvolta in gravidanza o con bambini piccoli o con patologie
ginecologiche o infettive. Per le donne senza permesso di soggiorno operano sul territorio di Bologna, l’Ass. Sokos e il Centro per la salute delle donne straniere Zanolini

Settore legale: la Casa delle donne collabora con la rete delle Forze dell’ordine e la Questura per le azioni finalizzate alla regolarizzazione. Collabora inoltre con avvocate che intervengono in caso di problemi legali legati al periodo di sfruttamento come espulsioni o eventuali processi contro gli sfruttatori denunciati.

f)Composizione dell’Equipe

Il progetto è composto da:
Una responsabile di progetto
Due operatrici della casa
Nel progetto sono coinvolte spesso collaboratrici che hanno partecipato ai corsi di formazione per volontarie della Casa delle donne, che offrono tempo e capacità specifiche.
Il progetto accoglie periodicamente tirocinanti universitarie.